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Rasmus Lind Monogatari


Rasmus Lind e' un ragazzo danese come tutti gli altri... Beh, quasi.

Ma vediamo di conoscerlo un po' meglio. Sono le 8.00 del mattino
in Danimarca (sapete, anche li' usano misurare le ore come da noi)
e Rasmus si sveglia dopo una notte agitata. Ancora non si alza,
tanto non c'ha niente da fare; rimane li' disteso ad occhi chiusi,
ascoltando il suo respiro.
Con un sospiro finalmente si decide; scosta le coperte e si alza.
Accesa la luce si guarda attorno sconsolato e tira un calcio ad
un mucchio di banconote li' vicino. 
Una volta vestito va in cucina a prepararsi la colazione. In un 
attimo di nostalgia ricorda quando a preparargliela era la sua
mamma... ma poi c'era stata quella discussione... Una smorfia
gli attraversa il volto. Ora sua madre se la stava spassando
su qualche isola tropicale.
Mangia svogliatamente le uova bruciacchiate, senza che il loro
sapore arrivi a toccarlo.
*dlin* *dlon*
Stavolta e' con un'espressione di disappunto che va ad aprire
la porta d'ingresso. Sa gia' di che si tratta, ogni giorno la
stessa storia.
"Buongiorno, Rasmus" (sapete, li' sono piu' alla mano che da noi)
lo saluta infatti il postino. "Anche oggi c'e' posta per te."
Cio' detto si fa da parte e accenna alla squadra di postini di 
portare dentro i sacchi. Rasmus si scosta e indica stancamente
la porta del salotto. I sacchi vengono svuotati delle migliaia 
di lettere che vanno ad aumentare le montagne di altre lettere
- alcune aperte, ma la maggior parte no - che ormai minacciano
di fuoriuscire.
Il postino osserva con occhio critico la situazione; "Tra poco
qui non entrera' piu' neanche un francobollo..." (sapete, i
postini sono tutti un po' monomaniaci).
"Lo so." Risponde Rasmus. "Ma ormai ho riempito tutte le altre
stanze con le banconote. non so proprio piu' dove metterle."
"Se le mettessi in ordine? Impilate occuperebbero meno spazio..."
Ma gia' mentre pronuncia le ultime parole il postino si rende
conto dell'immenso lavoro che cio' richiederebbe. Ma subito
dopo riprende con vivacita' "Potresti portare i soldi in banca!"
Rasmus lo guarda tristemente. "Ho gia' riempito tutte le banche
danesi. Neanche loro sanno piu' dove metterli..." Si lascia
sfuggire un sospiro. 
Il postino gli poggia una mano sulla spalla, con uno sguardo
di compatimento.

E pensare che tutto era iniziato quasi per gioco, giusto un
esercizio di logica, una piccola progressione geometrica ad
esaurimento progressivo. E invece...
Questi i foschi pensieri che lo accompagnano lungo la strada
che percorre durante la sua passeggiata. Dopo un po' si rende
conto di qualcosa che non va. Alzato lo sguardo si accorge che
tutti lo stanno guardando, indicandolo alle persone accanto 
a loro. Qualcuno gia' comincia ad avvicinarglisi, quelli piu'
lontani accennano ad una piccola corsa.
"Rasmus!"
"Rasmus!"
"Rasmus! Ehi, Rasmus!"
Mani alzate a richiamare la sua attenzione, occhi sbarrati,
bocche aperte, ansimanti. Anche oggi.
Rasmus comincia a correre, ma senza grande impegno, sa gia' che
la sua corsa e' senza speranza.
Infatti poco dopo viene raggiunto da quelli piu' vicini, o piu'
veloci.
"Rasmus, tieni!"
"Prendi, Rasmus, prendi."
"Mi riconosci, Rasmus? Prendi questo! E questo!"
"Anche io! Anche io! Prendi anche i miei!!"
Ormai quella che lo circonda e' una folla scatenata. In lontananza
si sentono le sirene della polizia (sapete, anche li' hanno la
polizia; e usano pure le sirene); oggi hanno fatto prima del
solito, probabilmente non avevano niente di piu' urgente, neanche
il gatto della signora Holger sul solito albero. Non che Rasmus
gli stia antipatico, ma ogni giorno e' la stessa storia...
Gli agenti riescono finalmente ad allontanare la gente; qualcuno
ancora si attarda a lanciare una banconota o due a Rasmus, ormai
seppellito a mezzo dai piccoli foglietti colorati.
I poliziotti ormai sanno gia' cosa devono fare: due squadre 
cominciano a raccogliere i soldi, mentre una terza tiene a distanza
gli ultimi curiosi. Il capitano sta accanto a Rasmus; ormai si
capiscono senza dover parlare.
"Pensi che finira' mai questa storia, Rasmus?" gli chiede il capitano,
quando ormai le operazioni stanno per concludersi.
"Non lo so. Non lo so..." gli risponde Rasmus con un tono tra
il rassegnato e il disperato. "Non so proprio cosa fare."
"Cambiare nome...?"
"Gia' provato. Rasmus Lindt, Rasmus Lino... Mi trovano comunque."

Ma ora lasciamoli stare, devono ancora stendere il rapporto.
Questa e' la vita di Rasmus Lind, un ragazzo danese come tutti gli
altri... Beh, quasi.

The End